lunedì 3 ottobre 2016

Julieta di Pedro Almodóvar. 2016

Tutto inizia con un primo piano sulle pieghe di un tessuto rosso mentre la musica inietta attesa e inquietudine quasi da thriller sulle prime inquadrature. Gli amati rossi almodóvariani accompagnano di significati e nessi la narrazione: rossi i sedili del pendolino che ci fa scoprire una giovane e solare Julieta, rossi i suoi orecchini e le labbra fulgide, rossa la chioma dell'albero di carta che racchiude segreti inconfessati e un doloroso strappo. Il film si apre con la protagonista, Julieta, che sta per trasferirsi dalla Spagna al Portogallo con il compagno (Lorenzo), alle prese con gli scatoloni da riempire, piene di cose e di ricordi. Qualcosa la rimette in contatto con la sua parte emotiva.Un racconto che inizia direttamente nel 1985, in una notte tempestosa su di un treno e una Julieta giovane (Adriana Ugarte), appassionata e ignara di come, quella notte, cambierà per sempre la sua vita.Julieta è il classico personaggio femminile di Almodóvar in bilico sui tormenti del passato, incapace di vivere il presente e progettare il futuro. Dopo la morte di Xoan, Julieta entra in uno stato mentale che più che depressivo assomiglia a uno shut down dissociativo, in cui la figlia, insieme all’amica Bea, si prende cura diligentemente di lei.
Fino a quando, a 18 anni, Antía decide di andare in ritiro spirituale e lascia perdere le tracce di sé alla madre. Julieta la aspetta per tre lunghi anni, tre anni segnati dal rito della torta, ogni anno comprata nel giorno del compleanno della figlia e buttata nell’immondizia, fino a quando un giorno la donna esce apparentemente da questo stato. E' solo tra i non borghesi, nel padre di Julieta insegnante in pensione e nella sua giovane coadiuvante, che il desiderio, saggiamente controllato, non porta al fallimento e alla cupezza. Per il resto, Almodovar punisce tutti.

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